sabato 29 settembre alle ore 18.00

alla libreria Pangea
La chiave di Sophia presenta

"Media e responsabilità"  

La Chiave di Sophia #6
intervengono Elena Casagrande, direttrice della rivista
Massimiliano Mattiuzzo, autore
Rossella Farnese, autrice

Nell’eterogeneità delle sue forme e dei suoi mezzi, il comunicare necessita sempre di più una riflessione etica volta al coinvolgimento, alla partecipazione, allo scambio e alla responsabilità.

La ricerca svolta da La chiave di Sophia per questo numero parte dalla consapevolezza che nel mondo attuale si dà un grande peso alla comunicazione: le testate online sono più lette delle cartacee, il marketing passa persino per i social media, la pubblicità cerca sempre più di colpire l’osservatore. Tutto questo tuttavia ha a che fare con l’efficacia della comunicazione: cosa succede se portiamo tutto questo sul piano dell’etica?

Perché oggi sembra indispensabile sottoporre i processi comunicativi a un vaglio etico? Di fronte a una profonda disattenzione per regole e principi, a uno scarso rispetto per l’ascoltatore, ad un’insufficiente attenzione per le esigenze che provengono dalle varie fasce di utenti, ad un abuso dei mezzi di informazione, emerge sempre di più un “bisogno” di etica, che non si traduce nel mero bisogno di porre limiti e sanzioni, quanto soprattutto nella necessità di dare loro una legittimazione adeguata. Di fronte alla condizione odierna di diffusa irresponsabilità in cui si trovano ad agire gli operatori della comunicazione ma anche quotidianamente noi stessi, emerge l’obiettivo della presente ricerca, quello cioè di riappropriarci delle nostre responsabilità di soggetti comunicanti.

Nel comunicare l’interazione è ritenuta sempre e in ogni momento possibile. Questo implica dunque un coinvolgimento nel quale ogni parlante, ogni scrivente, ogni fruitore (cioè ogni locutore) è considerato fin da subito un interlocutore: non già il semplice destinatario di un’attività di informazione, bensì colui che sempre coopera all’apertura di un contesto comunicativo. Da qui si comprende il termine comunicazione, dal latino communicatio che indica in generale il “far partecipe” altri di ciò che si possiede. Communico allora significa “mettere in comune”, “creare uno spazio comune”. Sulla scia dell’ “etica del discorso” di Habermas, l’agire comunicativo si configura per la sua aspirazione all’intesa e per l’identificazione del linguaggio come luogo in cui tale intesa si può realizzare. Alla base di una comunicazione etica dunque emerge la scelta di essere fedeli alla possibilità, insita nel comunicare stesso, di promuovere la comunità della condivisione comunicativa, il dialogo, il coinvolgimento, l’intesa, la partecipazione e l’universalità degli atti, piuttosto che la chiusura e il fraintendimento. Scegliere l’intesa significa accordarsi con la possibilità di accordo che è inscritta nell’atto stesso di comunicare, con la consapevolezza che dovremmo essere prima di tutto soggetti morali responsabili.