alla libreria Pangea
Tiziano Fratus e Matteo Righetto
presentano i loro libri
"Ogni albero è un poeta"
Mondadori
"Apri gli occhi"
TEA
ne parla con gli autori il giornalista Ferdinando Garavello
Tiziano Fratus:
"Quando vaghi ramingo nel bosco, il tempo svanisce. Si compatta ed esce completamente dal tuo orizzonte esistenziale. Non sei più un animale che conta il tempo, un Homo Sapiens Sapiens Contabilis, e di questo, alla fine della giornata, sarai immensamente grato"
C’è un poeta che conosce gli alberi. Li cerca per i boschi e le foreste di tutto il mondo, li studia, li ascolta. E poi scrive libri bellissimi, come questo. A chi gli chiede come sta risponde sempre la stessa cosa: «Mi distendo nel paesaggio». È un uomo raffinato e autentico, malinconico come forse lo sono alcuni alberi. Dopo aver scritto libri per cercatori d’alberi secolari e raccolte di poesie, Tiziano Fratus coniuga per la prima volta la sua competenza naturalistica e la sua potenza letteraria in un libro unico e prezioso. Il suo alter ego Silvano, che ha maturato in vita quattrocento milioni di respiri e un miliardo e mezzo di battiti del cuore, accompagna il lettore in una camminata dentro un bosco, quello che lui chiama “il Magistero del Disordine”. Incontra qualche rara persona: «Abitanti di una vita diversa, gente che spezza il pane senza dire una parola». E poi castagni e cervi volanti, foglie, ruscelli. Da ciascuno di loro trae spunto per una meditazione, una visione, un volo del pensiero. Ogni albero è un poeta è un libro in cui addentrarsi come in un bosco. Nel quale camminare con lo spirito in pace, ma pronti a ogni passo a farsi sopraffare dalla meraviglia. Pronti a sentirsi affondare le radici dentro la terra, a innalzare le fronde al cielo.
Tiziano Fratus (1975) attraversa il paesaggio e scrive libri. Perdendosi nel silenzio cantato delle foreste del Nordamerica ha concepito il concetto di Homo Radix e la pratica dell'alberografia, che vive quotidianamente. Ha scritto diversi libri in versi e in prosa fra i quali Manuale del perfetto cercatore d'alberi (Feltrinelli), L'Italia è un bosco(Laterza), Il libro delle foreste scolpite (Laterza), mentre le sue ultime poesie sono uscite in Un quaderno di radici (Feltrinelli). Tiene la rubrica "Il cercatore d'alberi" sul quotidiano "La Stampa". Disegna itinerari botanici, guida passeggiate e ha tenuto diverse personali fotografiche.
Radio3
Mondadori
Matteo Righetto:
"Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà".
Un nuovo scrittore, capace di raccontare la nuova natura. - Fernando Camon
Luigi e Francesca sono partiti in un qualsiasi pomeriggio di giugno, hanno lasciato la città diretti verso le montagne, per rispondere a una vecchia domanda che ancora li tormenta. Molti anni prima Luigi e Francesca sono stati amici, fidanzati, coniugi, ma poi la loro vita insieme è finita, spezzata senza rimedio da un evento che li ha segnati per sempre. Oggi sono finalmente partiti perché soltanto lassù, forse, c'è la risposta a quella domanda che stringe loro la gola come un dolore primitivo. Durante il viaggio ricorderanno tutto, proveranno di nuovo a sorridersi e si prepareranno a un'escursione drammatica e bellissima, dolorosa ma necessaria, sulle rocce e dentro se stessi.
"Matteo Righetto è uno dei fondatori di Sugarpulp, variante nordestina e un po’ parodica del pulp, e in quel genere si collocavano i suoi due primi romanzi, “Bacchiglione blues” e “Savana padana”, il suo primo successo. Poi è arrivato “La pelle dell’orso”, romanzo di montagna e di formazione, che è diventato anche un film, prodotto e interpretato da Marco Paolini, ormai in fase di post-produzione. E ora ancora un libro sulla montagna, ma di taglio del tutto differente. «Sto compiendo - racconta Righetto - un mio percorso nella narrativa di montagna, ma questa volta sono completamente uscito dai generi per raccontare con tutta la sincerità di cui sono capace la storia di due persone». Rimane però il ruolo della montagna che anche in questo caso è luogo di verità, di autenticità: «La montagna che racconto - conferma - è un luogo dell’anima. Racconto un territorio, la Val d’Ega e il Latemar, che conosco bene, che ho percorso tante volte, da ragazzo e da adulto. Era essenziale l’ascesa attraverso cui i personaggi vengono in qualche modo svelati»." (Nicolò Menniti- Ippolito)
la Stampa