Eventi di ottobre

giovedì 9 ottobre alle ore 17,15
alla libreria Pangea
Marco Crestani presenta i suoi libri

"Freya e Vera" scritto con Andrea Vollman
e
"Cammini e viaggiatori "
editore Priamo

Freya e Vera
La Prima Guerra Mondiale (da notare il paradosso rappresentato dal genere femminile del termine!) fu un laboratorio che produsse veleni letali (non solo in senso figurato; pensiamo ai Gas) e al tempo stesso comportamenti esemplari. Questa dialettica è nella natura propria dell'esistenza, ad ogni livello, ma per il narratore che utilizza la scrittura come un'autentica macchina del tempo, la svolta epocale del 1914-1918, rappresenta un serbatoio inesauribile di possibilità espressive. In questo clima è nato Freya e Vera, la forza delle donne. Scrivere di quelle scrittrici che scrissero di sé non è tentazione a cui è facile resistere, ma è stato soprattutto il temperamento delle due donne inglesi a suscitare negli autori un'ammirazione che non è mai venuta meno, mano a mano che l'indagine conoscitiva su Freya Stark e Vera Brittain procedeva.
In Italia si conosce poco di entrambe, di Vera Brittain in particolare, come dei diari della Stark, scritti durante i giorni della rotta di Caporetto nel 1917.Ma c'è dell'altro al di là dell'ammirazione o degli elementi biografici e storiografici: è la freschezza descrittiva della giovane Freya in uno scenario di così alta drammaticità, attraverso una scrittura che possiede tonalità impressioniste, pur nella piena consapevolezza dei rischi mortali a cui si esponeva. E poi, quando compare, quella sua ironia ancora acerba che forse proprio per questo suscita un affetto sincero nei confronti di quell'instancabile crocerossina. Di Vera Brittain, una delle prime pacifiste d'Europa, è l'emblematica, come per milioni di donne, la capacità di resistere ai laceranti dolori provocati dalla perdita dei cari affetti: il fidanzato, i migliori amici, l'adorato fratello, i giovani, sempre i giovani raggirati da false ideologie ai quali resta, quando riportano a casa la vita, solo un tragico disinganno. Unica donna capace di analizzare con lucidità e struggente sentimento quegli eventi, Vera continua ad essere un raro esempio di coerenza e onestà intellettuale ed esistenziale. A noi autori l'arduo compito di farci orefici nell'incastonare questi due gioielli in una trama narrativa che vuol essere cornice a una parte dell'opera delle due grandi scrittrici europee.

Cammini e viaggiatori
"Ho letto Cammini e viaggiatori in anteprima, quando era ancora un file per ipad. La montagna è sempre stata per me vacanza, sosta: sin da bambino, ho avuto la fortuna di fare le vacanze in Trentino ogni estate, per un paio di mesi. Questo approccio, questa intimità quasi domestica, questo sentirmi a mio agio nei boschi, è dovuto a quanto appena scritto: ho introiettato gli elementi che ne fanno parte: l'aria, l'altezza, gli odori, il silenzio, la semplicità, la maestosità, senza pensarci o farci arzigogoli cerebrali: è così, punto.
Quando ho letto i racconti (?), reportage (?), confidenze (?) di Marco Crestani, amico scrittore e editore, mi sono sentito totalmente coinvolto in queste passeggiate sui sentieri delle montagne del nord est; luoghi in cui la guerra è stata combattuta, vissuta, fino alle estreme conseguenze.
Non è facile spiegare come mi sia sentito così; la scrittura di Marco è curata, sobria, soppesata fino a una quasi apparente maniacalità: sembra che non ci sia spazio per altro che quello che c'è, che non ci starebbe una parola di più né una in meno, che ci sia un'esattezza che arriva non subito, ma soltanto dopo aver finito il racconto.
E in tanto equilibrio formale, pare impossibile di sentire le voci dei soldati, di vederne le figure, di comprenderne le titubanze, i dubbi, le nostalgie; eppure è così, quasi ci fosse un artificio subliminale. Pensare ai soldati, spesso non italiani, che come fantasmi ci sussurrano le loro brevi storie, la conclusione delle loro giovani vite; e descrivere con precisione l'abominio della guerra pur senza sottrarsi al proprio dovere, e anzi accettandone totalmente la responsabilità.
In ogni racconto c'è un incontro: con persone vive, coi propri sentimenti - che richiedono un'attenzione certosina, uno sforzo che non costa fatica -, con la presenza invisibile della guerra, della morte, della speranza, della crudeltà, della beatitudine. Un scrittura che scatena, senza mai scomporsi, stati d'animo vitali, senza temere di ricordare la cruda realtà della guerra; che altro non è che un monito, mai sudaticcio o scontato, sulla controversa natura che abita la natura umana.
"
(Cristiano Prakash Dorigo)

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