Eventi di novembre
sabato 16 novembre alle 18,30
alla libreria Pangea
Carlo Crovella presenta il libro
"L'antro dell'Orco"
WLM Edizioni
"La Parete Nord dell'Eiger è alta milleottocento metri. È fredda, tetra, solo qualche nevaio interrompe il nero e il grigio. Le creste, che la delimitano, sono un po' ingobbite e impongono una certa concavità alla parete, che a me appare come un'enorme caverna. Mi attira come una sfida e mi terrorizza come un luogo del male."
L'antro dell'Orco è un romanzo che, sin dal primo approccio, si rivela alquanto accattivante: si tratta del capitolo più recente di una trilogia sull'Eterno Femminino inaugurata dall'autore due anni fa con La mangiatrice di uomini, proseguita l'anno scorso con la mantide religiosa di Ladri di anime ed approdata ora alla protagonista della storia, Lalla. Alcune reminiscenze cinematografiche affiorano da questa figura femminile, che con la sua tenera quanto vorace sensualità ricorda molto il capolavoro di Marco Ferreri, L'ape regina. Con uno stile eclettico e, visivamente parlando, molto vicino alla novelle vague francese e ai teoremi sull'incomunicabilità enunciati da Michelangelo Antonioni, Carlo Crovella incastona nelle pieghe di un ricamo narrativo sobrio e minimalista un sapiente intreccio di passioni e di emozioni. Senza mai però discostarsi da un solido ancoraggio alla realtà quotidiana: una Torino catturata in rapidi scorci a metà strada fra la cartolina turistica e la pittura naif, tutti da assaporare, funge da cornice ai dialoghi "metropolitani". E, con una scansione solo in apparenza casuale, ma in realtà frutto di una studiata alchimia, si alterna all'incombere muto e perenne delle montagne dell'alta Val Susa. Gli snodi decisivi della trama, infatti, come pure le confessioni più intime e sofferte dei personaggi, emergono dal rifugio ascetico in mezzo alla natura incontaminata che Estro, il protagonista maschile, ha scelto come incubatrice ideale per la sua ispirazione letteraria. Il titolo del romanzo riveste un forte valore simbolico: l'Orco, infatti, è la famigerata Parete Nord dell'Eiger, una specie di mortifera caverna che ha risucchiato le vite di numerosi alpinisti come un'enorme pianta carnivora di roccia. Nella memoria iconografica degli appassionati di alpinismo, il mito della vetta-Moloch divoratrice di scalatori rivive nei primi anni '70 in una delle migliori regie di Clint Eastwood, Assassinio sull'Eiger, da abbinare idealmente al successivo Grido di pietra di Werner Herzog, ambientato sul Cerro Torre, altra montagna-cannibale. La Donna, personificata qui da Lalla, è l'intrusa che tenta di infrangere il connubio fra Estro e la natura, che lo abbraccia come un'amante silenziosa. In altre parole, Lalla si sforza di addomesticare il lupo solitario racchiuso in Estro, fondamentalmente misogino ma anche affamato d'amore. La chiave di lettura de L'antro dell'Orco appare quindi come un prisma dalle molteplici sfaccettature: Crovella lascia libero chi legge di scovarne una propria, e questa sua fluida elasticità nel raccontare è un pregio che indubbiamente vale oro colato per chi ama la narrativa che, insofferente verso certi schemi precostituiti come i sedicenti "generi letterari", si dispiega liberamente verso orizzonti di libertà espressiva ossigenata come l'aria pura delle vette.
Carlo Crovella, classe 1961, torinese, sposato, due figli adolescenti, socio GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) è un economista di formazione, ma da sempre si sente scrittore. Ha iniziato a pubblicare testi di montagna, dapprima di contenuto tecnico e poi anche in forma di fiction, ma è ora impegnato nel progressivo tragitto verso una narrativa di più ampio respiro. I suoi racconti di montagna, compresi quelli più recenti (2009-2011), sono stati pubblicati nel volume La mangiatrice di uomini (Vivalda 2011). Dopo Ladri di anime (Seneca 2012), L'antro dell'Orco (WLM 2013) è il suo secondo romanzo.