Eventi di marzo

mercoledì 20 alle ore 18,00
alla libreria Pangea
Paola Toto presenta

"La magia di un rintocco"
Arduino Sacco editore
Presentazione
keiryū

Il keiryū è un genere poetico di ispirazione giapponese composto da 42 sillabe, secondo lo schema metrico 7-9-8 9-9. I primi tre versi introducono il tema (la "sorgente", lo izumi); gli ultimi due costituiscono la conclusione (l' "enigma del vento", il nazo na kaze) in cui l'autore interroga (in maniera criptica o mediante paradossi) il lettore e lo invita a riflettere sul tema trattato [per approfondire, consultare il sito internet www.keiryu.org]

Ho scoperto questo genere a fine aprile, con il keiryū di Luca Cenisi

Noi vorremmo sperare -
e speriamo. Noi vorremmo amare -
e tacitamente amiamo.
Noi vorremmo dimenticare
e - senza volerlo - ricordiamo.

A seguito del forte impatto emotivo, incuriosita dal genere, come tutto ciò che è nuovo, ho voluto subito sperimentare, incoraggiata dall'aver già composto utilizzando generi giapponesi, come l'haiku e il tanka.
Questo libro raccoglie 50 keiryū, composti in un mese e mezzo: sono il racconto intimo ed intimistico dei pensieri, delle emozioni, delle sensazioni che mi hanno attraversata in questo breve ma intenso arco temporale.
C'è un filo rosso che li lega, intrecciato da tante microfibre indipendenti, ma tutte tra loro concatenate, come le migliaia di fibre che costituiscono un muscolo: qui mi piace pensare sia ai muscoli degli arti che permettono il movimento sia al muscolo principe, il cuore.
Il tema è quello della magia percepita e vissuta semplicemente mettendosi in ascolto. Il rintocco è quello di un pendolo che scandisce il fluire del tempo percepito principalmente come kàiros e non solo come krónos. Il rintocco è anche quello delle campane che suonano a festa quando ciò che ardente-mente si desidera e sogna diventa realtà.
I temi dell'attesa, del silenzio, del desiderio, del dono, della ricerca, dell'accoglienza, dell'ascolto, del-la sintonia, dell'armonia, dell'abbandono percepito, delle difficoltà nella crescita, dell'analisi, del dia-logo, sono le fibre sottili che intrecciandosi danno vita al filo rosso svelato nel titolo, La magia di un rintocco (cfr. Keiryū [38], a pag. 49).
Usando un'immagine propria della Matematica, mi piace pensare ad esse come tante componenti connesse di uno spazio topologico che, inizialmente disgiunte, tentano di avvicinarsi per creare connessioni e dar vita all'armonia, quella del canto che è insito nella Natura, dove la diversità non è stridore che allontana, ma è ricchezza che completa e amplifica le potenzialità del singolo. E' nell'intima unione all'interno e al di fuori di noi, nelle relazioni con noi stessi e con gli altri, che è possibile realizzare l'incanto.
Il mio augurio personale per ciascuno è che si possa far esperienza nella propria vita di questa magia di rintocchi, perché la propria esistenza sia un inno alla Gioia, una danza anche nelle difficoltà.

Paola Toto nasce in provincia di Lecce nel 1974. Sin dalla tenera età di sei anni trova nella scrittura il canale privilegiato che la lega al suo io più profondo.
All'età di 12 anni scopre la passione per la Matematica che non la abbandonerà più. Si laurea e si addottora in Matematica presso l'Università del Salento e all'età di 29 viene assunta a tempo indeterminato come docente in una scuola secondaria veneta, nel sostegno prima e in Fisica poi, fino ad oggi. Dal settembre 2004 vive e risiede a Padova.
L'impegno scolastico è affiancato ad un altro tipo di impegno universitario legato alla ricerca scientifica in Logica Matematica. Ha a suo attivo un paio di pubblicazioni scientifiche.
Da più di un anno riscopre la passione per la poesia, che aveva coltivato durante gli anni della preadolescenza e dell'adolescenza e che ha ereditato dal padre.
La matematica e la poesia non sono poi così distanti. Infatti, riportando una citazione di S. Kowalewskaya:
"La matematica è una scienza che richiede molta immaginazione. E' impossibile essere matematico senza avere l'animo del poeta. Immaginazione e invenzione sono la stessa cosa. A me pare che il poeta deve soltanto percepire qualcosa che gli altri percepiscono, vedere più lontano. E il matematico deve fare la stessa cosa."

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